Un giornalismo che guardi ai fatti e alle persone
Angelo Brugnoli • 17 dicembre 2014
Quando un vescovo presenzia non solo riti liturgici, ma anche incontri di carattere puramente civile, non lo fa a titolo individuale, ma come rappresentante e, sotto certi aspetti, come personificazione dell'Istituzione che rappresenta. Nel caso specifico, la diocesi di Verona. Ho accolto volentieri l'invito a partecipare, nei limiti possibili del tempo a me concesso dal rincorrersi e sovrapporsi degli eventi, a questo Convegno UCSI, per dirvi la condivisione e l'apprezzamento appunto della comunità cristiana diocesana da me presieduta.

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Il contributo
UN GIORNALISMO CHE GUARDI AI FATTI E ALLE PERSONE
Quando un vescovo presenzia non solo riti liturgici ma anche incontri di carattere puramente civile, non lo fa a titolo individuale, ma come rappresentante e, sotto certi aspetti, come personificazione dell'Istituzione che rappresenta. Nel caso specifico, la diocesi di Verona. Ho accolto volentieri l'invito a partecipare, nei limiti possibili del tempo a me concesso dal rincorrersi e sovrapporsi degli eventi, a questo Convegno UCSI, per dirvi la condivisione e l'apprezzamento appunto della comunità cristiana diocesana da me presieduta.
Va da sé che sento il bisogno di esprimere, con il saluto cordiale e beneaugurante a tutti i partecipanti, il mio compiacimento a chi l'ha organizzato e quanti interverranno. Complimentandomi per la scelta di una tematizzazione che, traendo ispirazione dalla metafora delle periferie di Papa Francesco, a lui cara perché congeniale, non esita a penetrare nell'aggrovigliato mondo della Siria, ne intercettare nei fatti drammatici situazioni allucinanti vissute da persone concrete, destinate da una assurda malvagità umana alla perdita dei beni e persino della vita.
Il tema del Convegno si focalizza su un assioma per il giornalismo, di sempre e di oggi in particolare; quello che mantiene fedeltà al proprio statuto epistemologico: "Raccontare le periferie!".
Lo si può fare nel rispetto del reale, dell'oggettività dei dati, di cui si riferiscono, in forma asettica, i tratti principali, con estremo distacco: è forse più un caso ipotetico che una traduzione concreta della narrazione. Nemmeno i veristi, come il Verga, ritrovano in questa categoria ermeneutica la più fedele manifestazione; documentandoci così che la pura oggettività è un un’utopia.
Oppure, si può raccontare il reale delle periferie con intento chiaramente o
subdolamente ideologico. Nel caso specifico, purtroppo il più usuale, quello che nel mercato delle notizie ha dominio incontrastato, i fatti raccolti anche dalle periferie, benché ciò si verifichi alquanto marginalmente rispetto agli accadimenti di maggior impatto da news, vengono intercettati in funzione della tesi di fondo che fa da piattaforma culturale della testata mediatica; il risultato denota spesso una vera manipolazione dei dati di cronaca. Si tratta di una ermeneutica marcata mente soggettiva e persino utilitaristica. Va da sè che, in questo quadro narrativo, al giornalista non resta che piegarsi all'indirizzo della testata mediatica, dal cui fedele servizio dipende il suo stipendio. Per la libertà del giornalista, spazio zero.
La terza modalità ermeneutica della narrazione del reale è espressa da quelle testate mediatiche che, per ispirazione culturale, e dunque per indirizzo di fondo, manifestano forte sensibilità nei riguardi del reale, colto principalmente nel suo senso, cioè nel suo significato e nel suo valore. In altri termini, nella sua verità. Proprio questo accosta mento, umile e disarmante, alla verità dei fatti, fa dell'ermeneutica una chiave interpretativa molto più degna dell'arte del giornalista che è chiamato a trascendere il puro fenomeno, di cui sono ostaggi le prime due modalità segnalate sopra. Nel caso presente, il giornalista guarda in faccia tutta la realtà, nella sua carica di drammaticità e di tragedia. Ma il suo intento mira a coglierne l'anima, al fine di consegnare ai lettori, ai fruitori in genere, la sua esperienza di uomo che ha osato immergersi nella cruda realtà che caratterizza le periferie esistenziali. In tal modo li coinvolge sul piano emozionale, sentimentale, razionale. E contribuisce a dilatare l'area di quella sensibilità umana che è disposta a solidarizzare con le vittime delle ingiustizie e delle sopraffazioni. Allora il giornalista, che sa condensare il tutto, fenomeno e verità dell'accadimento, in una pagina di alto valore culturale ed estetico, di fatto consegna al pubblico un piccolo gioiello che non solo soddisfa la curiosità, ma lo fa entrare nel circuito virtuoso di quanti, per empatia verso le situazioni da periferia esistenziale, pensano l'umanità come un villaggio comune e non come terre di vorace conquista.
In ultima analisi, se un giornalista si qualifica non solo per abilità tecnica professionale, ma ancor prima e più in profondità per empatia verso l'uomo del quale narra le vicende viste dall'interno dell'animo dell'uomo di cui si fa discreto e preciso interprete, contribuisce a formare una generazione di giornalisti di alto profilo, voce della migliore umanità. Degno di stima da parte di tutti. Degno di essere letto da tutti, che sempre trovano qualche cosa di cui arricchire lo spirito.
Un tal giornalista può essere iscritto nell'album dei benemeriti dell'umanità. La cultura della condivisione e della solidarietà infatti fa crescere l'umanità nella linea di una società ad alta quotazione di civiltà. Tale auspico voglia essere ogni giornalista dell'UCSI.
+ Giuseppe Zenti

Giunto alla trentesima edizione, il premio nazionale Natale UCSI Verona verrà assegnato il prossimo sabato 14 dicembre a palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona; ci complimentiamo con i vincitori, ringraziando altresì per la partecipazione colleghe e colleghi che hanno inviato i propri lavori, arricchendo in quantità e qualità il riconoscimento. Alla cerimonia di premiazione sarà presente il Cardinale Gianfranco Ravasi, cui verrà conferito il premio speciale della giuria "Giornalisti e società: la professione giornalistica al servizio dell'uomo" della Conferenza Episcopale del Triveneto (CET).